Referendum, Ancarani: “Forlì e il suo comprensorio si confermano riformisti”

“Il referendum costituzionale ha risvegliato lo spirito di partecipazione alla vita democratica del Paese. Questo è un primo dato, estremamente positivo, che vale la pena sottolineare. La provincia di Forlì-Cesena si attesta tra le prime in Regione per affluenza al voto: 230 mila votanti , di questi 106 mila sono forlivesi, pari al 76.67%”, afferma il segretario territoriale del Pd forlivese, Valentina Ancarani.

“Il secondo dato è che su scala nazionale il fronte del No ha vinto, senza se e senza ma, spinto da una ragione prevalente, quella di mandare a casa Renzi, senza attendere il naturale corso degli eventi, ossia le prossime elezioni politiche o altri appuntamenti di confronto democratico, come le primarie interne al Pd. Volontà comune alle altre controparti politiche, che, nella dinamica democratica di un Paese, può risultare anche comprensibile, sebbene i cittadini non fossero chiamati a dire SI o NO a Renzi  – prosegue Ancarani -. Fatico di più a comprendere il NO proveniente da alcuni dirigenti del mio stesso partito: ennesimo episodio di tafazzismo a cui i nostri militanti si sono definitivamente stancati di assistere. Di questo, in ogni caso, avremo modo di discutere negli organi competenti, cercando, in assoluta franchezza e serenità, di capire chi crede ancora nel progetto del Partito Democratico”.

“Il terzo dato è quello forlivese. Nello scenario nazionale infatti la nostra provincia si smarca promuovendo a pieni voti le ragioni del Sì. 55.518, tanti sono coloro che hanno votato a favore della Riforma costituzionale nel comprensorio, pari al 52,36%. E superano la media il comune capoluogo, Forlì, con il 53,24% assieme a Portico, Premilcuore, Tredozio e Rocca San Casciano con percentuali ancora superiori. Non so se Forlì e il suo comprensorio possano dirsi “Renzianissmi”, di certo possono dirsi riformisti. Questo è un dato significativo, dal valore inestimabile, che impone a tutti coloro che hanno in mente un’idea di Paese diversa rispetto a quella di Grillo, Salvini, Brunetta e Berlusconi, di esserci da protagonisti. Infine, un ultimo pensiero: a chi, pur avendo perso, tenta di intestarsi un successo che non c’è stato e di proporsi come alternativa credibile a livello locale, suggerisco di dare un’occhiata ai dati e di pensare alle proprie dinamiche interne, piuttosto che a quelle altrui”, conclude il segretario.